Penny - La creatura della fontana

Pubblicato il 23 ottobre 2025 alle ore 21:41

1

Un insolito ronzio

 

“Te lo giuro cazzo! Lo sanno tutti a scuola!”

 

“E tu ci credi?? Cristo Kyle qualsiasi cosa facciano o sostengano gli altri per te è pura verità...”

 

“Vedrai, è solo questione di tempo prima che la professoressa Plum se ne accorga e quando accadrà, saranno dolori.”

 

Disse Kyle ridendo, mentre riaccompagnava a casa la sua migliore amica.

Abitava in Creston St, a tre isolati da lui, ed erano cresciuti insieme fin dai tempi della primissima infanzia; ora stavano frequentando l'ultimo anno del Bates College, uno degli istituti più antichi di Boston.

Essendo le ultime settimane prima delle vacanze estive, gli studenti erano in fervore e c'era chi studiava giorno e notte, e chi invece non si preoccupava affatto.

La questione al centro del loro “dibattito” era legata a una cosa successa proprio a scuola: un loro compagno, Simon Gillingham, era riuscito a infilare un serpente nell'auto della professoressa Plum, insegnante di scienze nonché ofidiofobica dichiarata (aveva il terrore dei serpenti).

Era già capitato che un paio di alunni avessero giocato degli scherzetti ai danni di alcuni professori, ma questa era pura crudeltà.

È risaputo che con il caldo la voglia di compiere qualche bravata aumenti, specie per i giovani studenti costretti in strutture così rigide.

 

“Sarebbe la volta buona che qualche testa calda venga espulsa; ne sarei più che felice. Tu piuttosto concentrati per la verifica di domani; sarà tosta.”

 

“Sei la solita guastafeste...Ci si vede Denti d'oro!”

 

“A domani, Capellone!”

 

Si chiamavano così dall'inizio degli studi, ossia da quando Kyle iniziò a perdere i capelli e poco tempo dopo Allison cadde in bicicletta rompendosi un dente.

Avevano quindi deciso di esorcizzare il loro disagio con questi simpatici soprannomi, aiutandosi a vicenda a superare i traumi subiti.

Ally fece un cenno distratto con la mano mentre apriva la porta di casa, Kyle ricambiò e tirò fuori le cuffiette dalla tasca dei pantaloncini, infilandosele nelle orecchie a massimo volume.

 

I'm standing here on the ground, the sky above won't fall down. See no evil in all directions...”

 

Cantavano gli Inxs e il sole si preparava per la sua quotidiana immersione nelle acque dell'Atlantico.

Ad un tratto Kyle inciampò in qualcosa e per poco non cadde rovinosamente a terra, facendo una di quelle che Ally avrebbe definito “DISARMANTE FIGURA DI MERDA”.

Infatti c'era un gruppo di ragazzini seduti sul muretto a bordo strada; scoppiarono a ridere tutti insieme, domandando se fosse tutto ok.

Il giovane alzò il pollice, tirando un sospiro di sollievo e rimettendosi la cuffietta destra nell'orecchio.

Prima di farlo però notò che dietro di lui non c'era nulla e si domandò su cosa fosse potuto inciampare: nessun dislivello, nessuna radice (sarebbe stato impossibile senza un albero vicino) o ostacolo.

C'era solamente la buca che scolava nelle fognature a lato del marciapiede ma lui ci stava camminando sopra, non affianco.

Fece un'espressione interrogativa, poi proseguì stando un po' più attento a dove metteva i piedi.

 

I'm standing here on the ground, the sky above won't fall down. See no evil in all directions...”

 

Kyle superò la fontanella all'angolo fra Blue Hill Ave e Quincy St, si fermò un istante e prese il portamonete, acciuffò un penny e lo gettò dentro con uno schiocco del pollice:

 

“Fa che la Plum non si presenti domani.”

 

Seguì un lieve tonfo acquoso mentre la monetina precipitò sul fondo di pietra della fontana.

Camminò un centinaio di metri finché non giunse al cancello di casa sua; suo padre stava lavando la macchina come ogni venerdì mentre sua madre finiva di innaffiare il piccolo giardinetto sotto le finestre della veranda.

 

“Ehy campione, bentornato dall'inferno...eheheh!”

 

Esordì suo padre, ridacchiando; sapeva che gli avrebbe dato fastidio e ricevette un bel dito medio innalzato al cielo come uno stendardo.

Kyle non sopportava che suo padre lo chiamasse così, anche perché era grazie a persone come lui se quella patetica frase era diventata il più diffuso stereotipo nei film americani.

 

“Porta rispetto a tuo padre, giovanotto, o finisci a letto senza cena!”

 

Protestò sua madre, spruzzandogli in faccia con l'annaffiatoio.

Erano una bella famiglia e il fatto di essere figlio unico gli aveva portato numerosi vantaggi, primo fra tutti una morbosa permissività da parte dei suoi genitori: limiti d'orario flessibili, alcol e fumo non necessariamente taboo e abbonamenti a piattaforme streaming a volontà.

Questo anche grazie al fatto che Lorna, sua madre, era un'accanita amante di serie e documentari scientifici; Devon, da buon capo famiglia, prediligeva invece lo sport che solo NBA League Pass forniva (basket, football e kickbox a un prezzo davvero vantaggioso).

Tutte cose tremendamente noiose per uno come Kyle, rigido e selettivo su qualsiasi contenuto proposto da Netflix, Chili e quant'altro.

Di recente aveva terminato Californication, serie famosa nei primi anni duemila ma che ha riscosso molto successo soltanto negli Stati Uniti.

 

“Mi faccio una doccia; lasciate a me la tavola.”

 

Disse, gettando le cuffiette sopra il mobiletto all'ingresso; salì in camera sua, prese la tuta di ricambio e si diede una bella rinfrescata.

Nella testa aveva ancora il ritornello di Don't Change quando un ronzio appena percettibile gli fece vibrare i timpani.

Guardò su, temendo di veder svolazzare una vespa o un calabrone ma non vide nulla se non alcune macchie di muffa nera nell'angolo dovute all'umidità.

Il ronzio aumentò e diminuì senza una costante, fino a scomparire con la stessa rapidità con la quale era cominciato.

Spense il soffione ed uscì dalla doccia, asciugandosi appena i capelli e aprì la finestra arieggiando il bagno, anche se entrava più afa che altro.

Come promesso, scese ed apparecchiò la tavola in cucina, poi perse un'oretta abbondante a leggere; era un periodo in cui stava parecchio sui libri (non quelli di scuola, ma non se la cavava male) e lo rilassava molto, benché spulciasse fra i racconti di autori come Howard Phillips Lovecraft, William Hope Hogdson e Edgar Allan Poe.

Spesso si immaginava come sarebbe stato avere due nomi, come Kyle Joseph o Kyle Winston, ma nessuno suonava mai come avrebbe voluto e lasciava perdere.

A ogni modo, si era da poco approcciato a una vecchia edizione de “I divoratori dello Spazio” di Frank Belknap Long; l'angoscia che trasmetteva era di una raffinatezza sublime, nonostante l'assenza di dettagli crudi quali ci si potrebbe aspettare al tempo d'oggi.

Era a pagina 20 quando, ancora una volta, percepì una strana vibrazione nella stanza; poteva provenire da fuori così come da dentro la sua testa; era una sensazione particolare, indescrivibile ma mai dolorosa.

Man mano che scendeva le scale quella vibrazione si assopì fino a dileguarsi totalmente; si fermò un attimo, poi si ricompose e tornò dai suoi in giardino.

 

“Qualcuno fa mai manutenzione alle linee telefoniche qui intorno?”

 

Domandò a suo padre che stava ripulendo l'interno della sua Cadillac nero pece;

 

“Che io sappia, l'ultima centralina è stata costruita un paio di mesi fa; di solito, quando apportano questo tipo di modifiche, si occupano anche delle altre cabine per controllare che non ci siano guasti.”

 

“Mh...”

 

Fece Kyle, non del tutto convinto di quanto appreso.

 

“Tieni, vai a gettare via questa roba prima che tua madre se ne accorga.”

 

Gli passò due scatole di cianfrusaglie recuperate dal bagagliaio, cercando di non farsi notare da Lorna; lei lo guardò e gli fece cenno con la mano ad intendere “Dopo mi senti.”

Kyle si caricò in braccio gli scatoloni e si avviò ai cassonetti dell'immondizia; nel cortile aldilà della strada, stesa sulla sdraio sotto l'ombrellone, c'era Sheila Cornwall, la loro attraente vicina di casa.

Castana dalle tinte rosse, occhi di un dolce marrone chiaro e dettaglio più importante: felicemente single.

L'unico difetto, se così si poteva realmente definire, era l'età: Sheila era ormai sulla soglia dei cinquanta e per un diciottenne con lo sviluppo ormonale ben collaudato significava erezione garantita.

Spesso si metteva a fissarla anche Devon, ovviamente stando attento a non farsi beccare né da sua moglie né da Sheila stessa.

Con un non troppo vistoso rigonfiamento dei jeans poco sotto il bacino, Kyle distolse lo sguardo e gettò via le due scatole consegnategli da suo padre.

 

“Speriamo che la Plum non ci sia domani.”

 

Sospirò mentre rincasava, calciando di tanto in tanto un sasso verso il marciapiede.

 

 

 

2

Mors tua, vita mea

 

Kyle diede la buonanotte ai suoi, prima di salire in camera sua e restarci fino all'alba.

Chiuse la porta, accese la lava lamp sulla scrivania e si sedette, prese il pc e digitò: “Conseguenze di installazioni elettriche nei quartieri”, sperando di trovare almeno un paio di risultati ma la ricerca non fruttò nulla di interessante o soddisfacente.

Restò così per una mezz'ora, fino a che non si stufò e non riprese il racconto da dove lo aveva interrotto, tralasciando il ripasso dei compiti di scienze.

Si addormentò con il libro sul mento e l'indomani i raggi del sole penetrarono nella stanza, proiettando sulle pareti le ombre distorte degli oggetti sopra il davanzale.

Guardò la sveglia: 7:12.

Era in clamoroso ritardo e si alzò di colpo, infilandosi la canotta e precipitandosi giù in cucina;

 

“Ti stavo aspettando Kyle; non fai colazione anche tu?”

 

Un essere viscido e tentacolare stava risucchiando il corpo dei suoi genitori e Kyle gridò con tutte le sue forze.

Improvvisamente aprì gli occhi.

Era madido di sudore e fuori l'oscurità regnava sovrana; gettò lo sguardo sulla sveglia: 3:23.

Dapprima sospirò energicamente, passandosi una mano sulla fronte per asciugarsela, poi accese la abatjour, mettendosi seduto.

Per scaricare la tensione fece l'unica cosa che può fare un ragazzo di ventiquattro anni senza una fidanzata: prese il cellulare e si guardò un po' di sano porno notturno, abbassando repentinamente il volume poco prima dell'inizio del video.

Prese sonno attorno alle 4 e così rimase fino alle 6:30, ossia fin quando la sveglia non trillò, strappandolo dalle amorevoli braccia di Morfeo.

 

“Porca puttana...”

 

Lamentò, strofinandosi gli occhi; un tonfo sul pavimento lo fece saltare e per poco non gli andò di traverso la saliva: era il suo cellulare.

Qualcuno da basso salì le scale con tale velocità da non sembrare nemmeno umano e Kyle sapeva che non poteva essere nessuno se non sua madre:

 

“Cos'è successo??? Ti sei fatto male??”

 

Chiese allarmata, entrando senza nemmeno bussare;

 

“No, no va tutto ok. Era soltanto il mio smartphone.”

 

Rispose lui sbadigliando.

 

“Cristo Kyle, mi hai fatto prendere un infarto! Ti ho detto mille volte di spegnerlo e di metterlo sul comodino anziché ascoltare musica fino a tardi!”

 

Dopo di ché tornò di sotto con un'andatura più pacata, socchiudendo la porta.

Il ragazzo sorrise, gettando nel cestino il fazzoletto sporco, poi si mise la canottiera e con discreta calma scese in cucina.

Trovò Lorna che mescolava stancamente una tazza di thé: pareva che per farlo impiegasse il triplo della forza che ci vuole di solito.

 

“Tutto ok, mà?”

 

Lei aveva lo sguardo fisso su un punto indefinito del tavolo, quasi ipnotizzata dal moto circolare che lei stessa imprimeva sul cucchiaino.

 

“Mi ha appena scritto Patricia, la madre di Luke Mainfield...”

 

“Non ha altro da fare a quest'ora?”

 

“Sembra che la professoressa Plum abbia ucciso suo figlio di 8 anni, stanotte.”

 

“Che cosa?? La mia, la mia prof di scienze?!”

 

Domandò Kyle incredulo, bloccandosi.

 

“Dicono che abbia avuto un esaurimento nervoso e lo abbia strangolato.”

 

Lorna, che per un incidente stradale sentito al tg durante la cena era in grado di perdere l'appetito, scoppiò in lacrime.

Dalla camera comparve Devon, con la classica, terribile camicia da notte a quadri:

 

“Che succede, tesoro? Brutti sogni?”

 

“Si tratta della mia prof di scienze; ha ucciso suo figlio, o almeno così ha detto Patricia Walkers.”

 

“Porca puttana.”

 

Esclamò Dave, passandosi una mano ai lati della bocca, lisciandosi il pizzetto.

 

“L'hanno già arrestata, immagino...”

 

Kyle alzò le spalle facendogli capire che non sapeva altro.

 

“D'accordo, vieni tesoro, andiamo a darci una rinfrescata.”

 

Concluse Devon rivolgendosi a Lorna, alzando gli occhi al cielo come per dire “Che bel modo di merda per cominciare una giornata”; suo figlio sorrise mentre riscaldava il pane da toast.

La notizia non lo aveva toccato più di tanto: certo non è il tipico scoop che ci si aspetta di sentire, ma bisogna andare avanti, in qualche modo.

Mentre il tostapane faceva il suo dovere, Kyle scrisse a Ally per informarla sulle ultime novità:

 

“Ehi, mi sa che l'interrogazione di stamattina salta :D la prof Plum è in cella xD”

 

“Cazzo dici? Ti droghi già di prima mattina -.-”

 

“Ha strangolato suo figlio di 8 anni D:”

 

“??????????????”

 

“Dopo ti racconto”

 

I toast saltarono con un secco “Stock!” e Kyle andò a salutare i suoi, bussando alla porta del bagno:

 

“Non torno a pranzo, sono fuori con Allison! Ciaoooo”

 

“Si, ciao.”

 

Rispose suo padre, senza troppo interesse.

Mise il pane in un sacchetto di plastica senza nemmeno condirlo, si catapultò fuori dalla porta e si appoggiò al muretto a bordo strada, aspettando che arrivasse la sua amica.

Sul gruppo di classe cominciarono a fioccare i messaggi, fra chi si mostrava dispiaciuto (soprattutto le ragazze) e chi trovava la sfacciataggine di scherzarci su.

Improvvisamente sentì qualcosa strisciare vicino ai suoi piedi e fece uno scatto in avanti, credendo fosse un serpente; qualsiasi cosa fosse scomparve in un foro nel cemento e non ebbe modo di indagare.

La Cinquecento rossa di Ally comparve in fondo alla strada e Kyle alzò il braccio facendole un cenno.

 

“Porta il culo in macchina e spiega.”

 

“Sissignora!”

 

Il giovane obbedì e non ebbe nemmeno il tempo di chiudere la portiera che Allison era già partita.

 

“Dove cazzo vai così di fretta?!”

 

“Tu racconta che a guidare ci penso io.”

 

“Praticamente, la madre di Mark Mainfield ha scritto alla mia stamattina, dicendole che la prof Plum ha strangolato suo figlio in preda ad un esaurimento nervoso.”

 

“Esaurimento nervoso? Non stento a crederci, quella non è tutta giusta. Comunque assurdo; chi ha fatto la soffiata?”

 

“Non gliel'ho chiesto.”

 

“Merda.”

 

“Ora puoi rallentare, Cristo santo?!”

 

Ally lasciò l'acceleratore, continuando il discorso:

 

“Chissà come dev'essere...”

 

“Cosa? Strangolare o essere strangolati?”

 

“Bo insomma, tutti e due. Puoi essere in preda a quello che vuoi, ma vedere tuo figlio morire mentre gli stringi il collo, che cazzo.”

 

“Si diciamo che non dev'essere una visione così piacevole, a meno che tu non sia un serial killer. Non sapremo mai cosa provava Ed Gein quando scuoiava le sue vittime per farci una poltrona.”

 

“Fai proprio schifo, Kyle!”

 

“Ti immagini: proprio comoda questa sedia, grazie Simon Gillingham.”

 

“Finiscila o ti faccio scendere, fidati che lo faccio...”

 

Disse lei con sguardo serio e impenetrabile.

Parcheggiarono nello spiazzo dietro il Top Break, il bar più vicino all'istituto, e si accomodarono a un tavolo, ordinando due caffé e due croissant; la colazione degli europei, come era disegnato sulla lavagnetta alla cassa.

 

“Allora, non ci hai ancora provato con la signora Cornwall?”

 

“Abbassa la voce, scema! Viene spesso qui prima di cominciare a lavorare!”

 

“E allora?! Lo sai che è single vero? Non esiterebbe un attimo a farsi cavalcare da un diciottenne prestante e ancora vergine.”

 

“Chi ti dice che lo sia?”

 

“Perché altrimenti me lo avresti detto...”

 

Entrarono due poliziotti, vestiti di tutto punto e si sedettero al bancone; Kyle e Ally origliarono i loro discorsi:

 

“Fosse stato per me, le avrei fatto un buco in testa lì sul posto. Aveva soltanto 8 anni; è intollerabile.”

 

“Ci penserà la giustizia, Crane. Funziona così, da sempre.”

 

“Funziona male.”

 

La coppia di amici tese l'orecchio, senza farsi notare.

 

“Sai com'era ridotto il bambino?”

 

“Posso immaginare.”

 

“Fidati, non puoi: lasciando stare i lividi attorno al collo, aveva gli occhi fuori dalle orbite; gli è esplosa una vena nel cervello dalla potenza con la quale è stato strangolato.”

 

“Crane, sto mangiando. Abbi pietà.”

 

Lamentò uno dei due, allargando le braccia schifato.

Ally diede un pugno sulla spalla a Kyle:

 

“Guarda là! È il tuo momento!”

 

Il portone del bar si chiuse alle spalle di Sheila Cornwall che non fece affatto fatica a trovare uno sgabello libero al banco, a pochi metri dai due poliziotti.

 

“Sei gelosa per caso?”

 

“Certo che si! Semmai dovessi perdere la verginità, non posso permettere che sia con una cinquantenne come quella! Non la meriti!”

 

Rise mentre la donna ordinò un toast al bacon.

 

“Che dici, ci avviamo verso la scuola?”

 

“Pff, fortuna che fra una settimana finisce tutto. Non toccherò mai più un libro scolastico in vita mia, giuro!”

 

Kyle pagò la colazione a entrambi e Sheila lo notò:

 

“Niente scuola oggi?”

 

Chiese lei, con sorriso genuino. Ally diede una leggera gomitata al suo amico, che rispose un po' impacciato:

 

“Veramente sto andando adesso; questa è una tappa fondamentale: niente colazione, niente concentrazione.”

 

“Ottima risposta. Sono pienamente d'accordo con te: non potrei mai cominciare la giornata senza un toast caldo alla pancetta.”

 

“Ci vediamo, signora Cornwall.”

 

“Ciao caro, buona giornata e salutami la mamma.”

 

Concluse lei, agguantando il suo panino e portandoselo alla bocca con estrema eleganza.

Una volta in macchina, Ally scoppiò a ridere:

 

“Niente colazione, niente concentrazione?! Fai sul serio?!”

 

“Le è piaciuta! Non rompere i coglioni!”

 

“Convinto tu. Se io dovessi conquistare un bell'uomo di cinquant'anni non perderei certo tempo a imparare stupide filastrocche come quella.”

 

“Chiaro, tu sei una donna e ti basta muovere un po' il culo per ottenere quello che vuoi, no?”

 

“Tutto talento, Capellone.”

 

Kyle non pensava davvero quelle cose, ma sapeva bene che a Ally davano parecchio fastidio i cliché, specie se così banali e sessisti; a ogni modo, lei era troppo forte della sua spavalderia per prendersela.

Il cancello del Bates College era già aperto e i due lasciarono la macchina appena fuori, sul parcheggio riservato agli studenti.

Molti di loro non erano al corrente dell'omicidio compiuto dalla professoressa Plum, ma la notizia non stette poco a spargersi e a metà mattinata non c'era un singolo individuo (alunno, bidello o professore che fosse) all'oscuro della tragedia consumatasi la notte passata.

Salirono le due rampe di scale ed entrarono in classe dove, ad attenderli, c'era il professor Newman in piedi dietro la cattedra; rivolgendosi alla classe, disse:

 

“Come alcuni di voi probabilmente già sapranno, questa notte è accaduto un evento orribile che vede coinvolta la professoressa Plum. Conoscevate Peter, suo figlio; era un bambino adorabile, sempre allegro. Purtroppo è stato ucciso e siamo in attesa della data del funerale.”

 

“La prof sta bene professore?”

 

Chiese Timmy Rice, al banco vicino alla finestra.

 

“L'hanno portata in una struttura per farle qualche domanda; comunque si, sta bene.”

 

Rispose Newman schiarendosi la voce, tentando invano di sorridere.

 

“È stata lei ad ucciderlo vero?”

 

Domandò Robert Trap dall'ultima fila di banchi.

 

“Non lo sappiamo e nessuno potrà saperlo fino a che non verrà data la notizia ufficiale. Massima discrezione, ragazzi; conto su di voi.”

 

Qualche posto più in là, Mark Mainfield richiamò l'attenzione di Kyle:

 

“Psst! Interrogazione saltata eh, bastardo.”

 

Sghignazzò; Kyle, senza farsi notare, alzò il dito medio così che il compagno potesse vederlo.

 

 

 

3

Allerta Watchers!”

 

 

Il resto della settimana trascorse più rapidamente del previsto e per i due amici era giunto il momento fatidico: gli esami per uscire dal college.

Il primo ad affrontarli fu Kyle che non deluse le aspettative e anzi, quasi tutti i professori furono entusiasti della sua costanza, con uno strappo in positivo sul finire dell'anno.

Chi invece si fece sopraffare dalla tensione fu Ally, che nell'ultimo periodo aveva un po' mollato la cinghia distraendosi più del previsto.

Nonostante questo, entrambi erano fuori ed era l'unica cosa importante.

Per festeggiare il termine della loro vita studentesca, tutti i ragazzi promossi si riunirono al Mary Hannon Park, addobbato a dovere come ogni fine anno scolastico: tanta musica, birra a fiumi e una tanto attesa quanto meritata leggerezza.

Non c'erano mai stati problemi durante questa “ricorrenza”, salvo qualche idiota che ha esagerato con l'alcol, finendo per vomitare in mezzo al parco e fu anche per questo motivo che il sindaco continuava a permettere di celebrarla.

 

“Non credevo di arrivarci; che figata!”

 

“Siamo liberi!”

 

Fu il grido della maggior parte dei ragazzi che, all'unisono, brindarono con i bicchieri e le bottiglie alzate.

Le forze dell'ordine controllavano la situazione ai margini della piazza centrale, blaterando di tanto in tanto nelle loro radioline gracchianti.

 

“Che cosa farai adesso? Insomma, ti darai all'assidua ricerca di un lavoro?”

 

“Ovvio, sennò chi lo sente mio padre? Mi ammazza a furia di bastonate se resto a casa a cazzeggiare.”

 

“Non è il tipo; ti vuole bene e non farebbe mai una cosa del genere.”

 

“Tu invece? Mi pareva avessi detto che volevi proseguire con gli studi.”

 

“Che si fotta qualsiasi cosa abbia a che fare con la scuola, fanculo tutto.”

 

Ally si alzò su una panchina, barcollò un po' e gridò:

 

“Fanculo la scuola!”

 

La folla sotto di lei la acclamò come una regina e duecento mani si protesero al cielo, condividendo quanto appena detto dalla ragazza.

Kyle si guardò attorno e incrociò lo sguardo di un poliziotto che gli fece cenno di aiutarla a scendere; lui non esitò e la tirò per un braccio, dicendole di non esagerare.

I festeggiamenti si protrassero fino a notte inoltrata ma Kyle se ne andò prima, soprattutto perché doveva riaccompagnare Ally a casa; pregando di non trovare nessuno, si mise alla guida e arrivò a Creston St; prese sotto spalla l'amica dopo averle sfilato le chiavi del suo appartamento dalla tasca, poi aprì la porta d'ingresso e la fece distendere sul divano.

 

“Notte notte, Denti D'oro.”

 

Le diede un bacio sulla fronte, poi parcheggiò bene l'auto nella rimessa e si incamminò verso casa sua.

Mentre ripensava alla splendida ed indimenticabile giornata appena trascorsa, Kyle si fermò nei pressi della fontana; la fissò un momento e, dopo aver preso un penny dalla tasca, lo gettò dentro:

 

“Vorrei che questa giornata non finisse mai.”

 

Sospirò guardando le stelle e un aereo stava volando dove, fino a poco più di un centinaio di anni fa, l'uomo non poteva nemmeno sperare di arrivare.

Proseguì, lasciandosi alle spalle il desiderio espresso, e stette per girare l'angolo e tutto d'un tratto venne disturbato dalla stessa vibrazione udita una settimana prima.

Barcollò un istante e dovette appoggiarsi al muretto lì vicino per non cadere; come se non bastasse, un serpente scuro gli strisciò accanto al piede, poi sparì nel tombino poco più avanti.

 

“Ma che cazzo è?!”

 

Lamentò Kyle, infastidito; ma accadde anche un'altra cosa, forse peggiore del ronzio: si sentì osservato.

La sensazione di essere spiato lo avvolse come un mantello invisibile e gli gettò addosso una tremenda angoscia.

Si guardò attorno, usando il muretto come un riparo improvvisato; spostò lo sguardo in tutte le direzioni quando qualcuno alle sue spalle gli toccò la spalla.

Per poco non gridò, se non avesse riconosciuto la voce di Sheila Cornwall:

 

“Che succede Kyle, qualcosa non va?”

 

“Mi scusi signora Cornwall, non intendevo disturbarla o spaventarla. Sa sto rientrando dalla festa studentesca...”

 

Disse, accarezzandosi la nuca cercando di nascondere l'imbarazzo.

 

“So bene come siete voi ragazzi, ci sono passata anch'io sai?”

 

Gli fece l'occhiolino, poi riprese:

 

“Se hai bisogno di qualcosa spara, non farti problemi.”

 

“Avrei bisogno di perdere la verginità, signora Cornwall.” avrebbe voluto rispondere, ma si limitò a un cenno di ok col pollice.

 

“D'accordo allora, io rientro che ho ospiti.”

 

Ancora quel suo sorrisetto malizioso, o almeno così lo percepiva Kyle. Sheila salì i quattro scalini che anticipavano la veranda, lo salutò alzando la mano ed entrò in casa.

Se non fosse stato per la luce dell'anticamera, si poteva dire che l'intera villetta fosse senza energia elettrica; nemmeno un bagliore televisivo dalla finestra al primo piano.

 

“Vuol dire che ha il fidanzato...”

 

Disse Kyle sconsolato, rimuginando sulle parole appena dette dalla Cornwall: “Rientro che ho ospiti.”.

Nel breve tragitto che lo separava da casa sua rifletté su chi potesse essere il fortunato, maledicendosi per non essere intraprendente sul lato sessuale.

Si sentiva impacciato con tutto il genere femminile, tranne con sua madre e con Ally; rischiava di balbettare perfino con sua zia Wynona, ma quello perché quando aveva solo sei anni ricevette da lei una sonora sculacciata con successiva sgridata.

Da quel momento, già solo sentirla per telefono lo metteva a disagio.

Girò la chiave nella serratura, dimenticandosi per un attimo la terribile sensazione avuta poco prima, ma quando richiuse la porta dietro di sé si sentì nuovamente osservato.

Sbirciò fra le asticelle della veneziana: i lampioni proiettavano una monotona luce arancione sui marciapiedi e un cane abbaiava in lontananza; al Mary Hannon Park la festa proseguiva.

In un lampo visivo, Kyle scorse una figura nera dall'altro lato della strada; in quella precisa zona non erano state installate luminarie e fu impossibile identificarla.

Il dettaglio che lo catturò fu la sua forma: sarebbe stato più probabile che fosse una sagoma di plastica, tipo quelle usate dai ristoranti che mostrano uno chef sorridente con in mano un piatto di spaghetti al sugo.

Ma non c'era mai stato nessun cartello lì, tanto meno un ristorante.

Con il cuore che gli pulsava sotto il pomo d'Adamo, Kyle restò immobile nell'attesa che quella figura facesse la prima mossa.

Il ronzio invase l'anticamera ed era più intenso delle altre volte.

 

“Aspetti Babbo Natale, figliolo?”

 

La luce della cucina si accese e suo padre comparve sulla soglia: reggeva una tazza vuota, che mise nel lavabo dopo aver squadrato suo figlio con un'espressione interrogativa.

 

“Com'è andata la festa? C'era tanto casino?”

 

“Non più degli altri anni, suppongo.”

 

La figura nera, nel frattempo, si era dileguata e con essa le strane vibrazioni.

 

“Fai piano su per le scale; miracolosamente tua madre ha preso sonno prima che tu rientrassi.”

 

Accennò un sorriso, poi tornò in camera e socchiuse la porta.

Kyle obbedì e salì la rampa con passo felpato, si lavò rapidamente i denti e si rintanò nella sua stanza.

Andò alla finestra e guardò giù ma la strada era completamente sgombra.

 

“Devo smetterla di leggere stronzate.”

 

Si colpevolizzò, gettando un'occhiataccia alla pila di libri sul comodino; non passarono neanche cinque minuti che si ritrovò con la schiena appoggiata allo schienale del letto, intento a proseguire (e terminare) “I divoratori dello spazio”.

 

Frank, sono Howard! Vieni più presto che puoi. Sono tornati!”

 

Leggendo non poté placare i brividi che si arrampicarono lungo la sua colonna vertebrale, spargendosi sulle braccia e sulle gambe come olio bollente.

La luce della abatjour tremò un istante, riassestandosi in una manciata di secondi.

 

“Fanculo...”

 

Esclamò, voltando pagina.

 

 

...poi, dalla bocca del Padrone proruppe un suono spaventoso...”

 

Le sue mani, che stavano reggendo il libro, stavano mutando in qualcosa di orribile, di sudicio: tre ventose gli spuntarono sulla pelle e le dita si staccarono.

Poi Kyle si svegliò, ancora, di soprassalto.

Il cellulare era in carica sul comodino mentre il libro era caduto per terra durante la notte ma date le sue esili dimensioni non aveva allarmato nessuno.

La sveglia segnava le 23:48.

 

“Com'è possibile?”

 

Si domandò il ragazzo, prendendo l'apparecchio e armeggiandoci un po'.

 

“Alle 23:48 avevo appena riaccompagnato Ally a casa.”

 

Lo smartphone si illuminò: era Ally.

 

“Grazie per avermi portato a casa sana e salva; non ci credevo quando ho visto le scarpe pulite xD xD”

 

“Di nulla, servono a questo gli amici no? Comunque, posso farti una domanda?”

 

“Oddio, è uno di quei momenti? Devo preoccuparmi?”

 

“No. Però devi rispondere e basta, senza farmi domande o chiedere spiegazioni, intesi?”

 

“.......................”

 

“Che ore sono?”

 

La risposta di Ally si fece attendere un po', probabilmente credeva la stesse prendendo in giro; alla fine scrisse:

 

“8:21....O.o”

 

“Che tempo c'è fuori?”

 

“C'è il sole, sono 27 gradi all'ombra e ho i postumi peggiori di sempre. Serve altro...?-.-”

 

“Posso chiamarti?”

 

“Vai”

 

Kyle cliccò sulla cornetta e dopo un secondo Ally rispose:

 

“Si può sapere che cazzo stai combinando? Mi prendi per il culo?”

 

“La mia sveglia è bloccata alle 23:48 di ieri sera.”

 

“E allora? Buttala e comprane un'altra se non riesci a sistemarla.”

 

“Non è questo il problema. È tutto buio fuori, è come se fosse ancora notte capisci?”

 

“Ma perché bisbigli??? Cristo santo!”

 

“I miei stanno dormendo, genio! Ti ho detto che da me è ancora notte!”

 

“Quindi mi stai dicendo che da te, ossia a tre isolati da dove vivo io, è notte. Mentre da me, ossia a tre isolati da dove vivi tu, è giorno???”

 

“Non so come spiegartelo ma si; vuoi una foto??”

 

“Cazzo se la voglio!”

 

Kyle andò in modalità fotocamera, scattò la foto e fece per inviarla all'amica ma sullo schermo comparve la scritta “Formato file non supportato”.

 

“Non riesco a mandartela.”

 

“Ok, mi stai prendendo per il culo. Richiamami quando avrai finito, grazie...”

 

“Aspetta Ally! Per favore!”

 

“Che c'è?”

 

“Incontriamoci sotto casa tua, ora.”

 

“Fino a 10 minuti fa ero sul cesso a vomitare l'anima, credi davvero che mi faccia vedere in queste condizioni??”

 

“Tu preparati, fra 5 minuti sono lì.”

 

Senza darle il tempo di replicare, Kyle prese una torcia, si mise le scarpe e aprì la finestra, calandosi giù dalla grondaia.

Quando aveva dodici, tredici anni si divertiva un sacco a scendere per di là; lo faceva sentire un pompiere.

Prese coraggio ed uscì dal cortile, pregando di non rivedere quella sagoma oscura dall'altra parte della strada; velocizzando il passo, svoltò l'angolo fra Creston St e Blue Hill Ave, oltrepassò la fontana e si diresse verso Quincy St.

Raggiunta la casa di Ally, provò a chiamarla ma il telefono non prendeva la linea, quindi le scrisse un messaggio, dicendole di scendere.

Non seppe spiegarsi come riusciva a spedire gli sms o come potesse contattare Allison, tuttavia fu felice di mantenere una contiguità (seppur digitale) col mondo “normale”.

 

“Ci sono, tu dove sei? o.O”

 

“Esattamente davanti all'ingresso, ho appena suonato il campanello.”

 

“Kyle, lo dico seriamente, se è uno scherzo smettila. Non è divertente.”

 

“Te lo giuro sulla nostra amicizia, e sai quanto ci tengo. È come se fossi bloccato nel tempo.”

 

“Dio Santo!!”

 

Kyle si bloccò con lo smartphone tra le mani; rifletté ad alta voce:

 

“Ho espresso un desiderio, volevo che la giornata non finisse. La stessa cosa è accaduta con la professoressa Plum. Come può essere?”

 

Poi si illuminò:

 

“Ho avuto un'idea; prega che funzioni.”

 

“Un'idea per fare cosa?”

 

“Per tornare al presente.”

 

Infilò il cellulare in tasca e tornò indietro fino alla fontana, guardò al suo interno e notò che il suo penny non c'era più. Ne prese un altro e lo gettò in acqua:

 

“Vorrei che il tempo riprendesse a scorrere normalmente.”

 

La terra sotto i suoi piedi iniziò a tremare e ne seguì un intenso ronzio elettrico.

In un bagliore confusionario fatto di colori freddi e caldi, Kyle si ritrovò davanti alla fontana ma in alto splendeva il sole.

Prese nuovamente il telefono: 8:33.

Richiamò l'amica che rispose dopo il primo bip:

 

“Quindi???”

 

“Quindi ho scoperto una cosa assurda!”

 

“Sei di nuovo tra noi??”

 

“Direi di si! Resta dove sei, devo mostrarti una cosa.”

 

Prima di riattaccare aggiunse:

 

“E pensa a una cosa che vorresti, una qualsiasi. Portati una manciata di penny.”

 

Chiuse la chiamata e un pensiero gli infilzò il cervello, facendogli raggelare il sangue nelle vene:

 

“Se non avessi avuto un penny con me, come avrei fatto a tornare indietro?”

 

Nel frattempo, si incamminò per la seconda volta in direzione Quincy Street dove ad attenderlo c'era Allison Denti d'oro.

Prima che lei potesse parlare, lui la anticipò:

 

“So che sei incazzata, incuriosita, infastidita e tutto quello che vuoi, ma devi assolutamente vedere una cosa. Hai portato i penny?”

 

Lei li mostrò con aria sufficiente, alzando le spalle.

 

“Ottimo. Hai già pensato a che desiderio esprimere?”

 

“Certo. Vorrei entrare in quella tua testa bacata e scoprire come cazzo ti vengano in mente certe trovate!”

 

“Allison, ti prego, è una faccenda seria.”

 

“D'accordo d'accordo, anche se penso ancora che tu mi stessi prendendo per il culo. Ho un desiderio da esprimere.”

 

Giunsero dinnanzi alla fontanella di pietra e Kyle invitò l'amica a gettarvi dentro il penny, confessando il desiderio ad alta voce:

 

“Vorrei avere un paio di ali fatate e sputare arcobaleni!”

 

La moneta si depositò sul fondo e parve che l'intero quartiere fosse piombato nel silenzio.

Nessuna vibrazione, nessun bagliore; non accadde assolutamente nulla.

 

“Tanto lo sapevo che stavi bluffando, scemo.”

 

“No, cazzo no! Fidati! La settimana scorsa ho pregato che la prof Plum non venisse a lezione per evitare l'interrogazione e così è stato! Ieri notte, dopo averti portata a casa, mi sono fermato di nuovo qui e ho espresso il desiderio che quella giornata non finisse mai. Questo spiega il perché si sia bloccato l'orologio, o meglio il tempo!”

 

“Se così fosse, perché ora non sto vomitando arcobaleni, testa di rapa?!”

 

“C'è qualcosa che non va...”

 

Laggiù, oltre la vecchia cabina telefonica, un enorme serpente stava strisciando sull'asfalto per infilarsi in un buco nel marciapiede.

 

“Guarda là!”

 

Disse Kyle, indicando il punto incriminato.

 

“Merda un serpente gigante! Che schifo!”

 

“Non sono convinto sia un serpente, Ally. È da quando ho espresso il primo desiderio che lo vedo; a volte sento anche un insopportabile ronzio nella testa ed è talmente forte da destabilizzarmi.”

 

“Quindi cosa potrebbe essere scusa?”

 

Il ragazzo rifletté un istante, poi propose:

 

“E se lo seguissimo?”

 

“Che?? Tu sei completamente fuori! Io non scendo nelle fogne per incontrare una bestia del genere!”

 

“Ma non capisci?! Potrebbe essere una specie di genio della lampada, solo un po' più...viscido.”

 

“E se invece fosse una fottuta anaconda e ci inghiottisse come sardine in scatola???”

 

Alle loro spalle, Sheila Cornwall richiamò la loro attenzione richiudendo il coperchio del cassonetto.

 

“Ciao ragazzi, bella giornata oggi non è vero?”

 

Era vestita in shorts attillati e una canotta semi trasparente, pur sempre con il reggiseno sotto.

 

“Ehi, eh si signora Corwnall. L'ideale per andare a pescare!”

 

Rispose Kyle, quasi balbettando; era come una visione mistica ogni qualvolta gli si palesava davanti

e lui non era in grado di restare calmo.

 

“Se non siete mai stati da Krabby Bob dovreste andarci il prima possibile; cucina il pesce in maniera sublime e lo pesca lui ogni mattina, quindi è sempre fresco.”

 

Sorrise con gli angoli della bocca insolitamente alti, poi alzò il braccio per salutare e tornò verso casa sua.

 

“Ma ti guardi allo specchio ogni tanto!?”

 

“Perché?”

 

“Hai una faccia da fesso quando parli con quella bambola gonfiabile usata!”

 

“Allora, andiamo o no?”

 

Chiese, ignorando il commento geloso di Allison; lei ci pensò su meno del previsto, e infine acconsentì:

 

“D'accordo, ma se muoio ti prendo a calci in culo anche dal paradiso.”

 

“Ahahah, come se esistesse davvero.”

 

 

4

Penny, la creatura della fontana

 

Kyle avvisò i suoi che sarebbe tornato per ora di cena, prese una torcia e delle batterie di ricambio mentre Allison rispolverò la vecchia fionda che usava ai laghetti vicino casa sua, tanti anni prima che bonificassero la zona per costruire un banalissimo centro commerciale.

Si divertiva a scagliare i sassolini più lontano che poteva, talvolta rischiando di colpire qualche vecchietta in passeggiata (in cuor suo sapeva che il reale obiettivo era quello ma aveva sempre mantenuto il segreto).

I due giunsero al casotto di metallo che permetteva agli addetti della manutenzione fognaria di scendere nei condotti sotterranei della città, ruppero il lucchetto con un sasso e si intrufolarono all'interno, richiudendo la porta arrugginita alle loro spalle.

 

“Mi aspettavo un po' più...odore.”

 

“In effetti anch'io, tutto sommato non mi sembra così male.”

 

“Dici che si possa fumare qui sotto?”

 

Kyle la guardò storto, come a rimproverarla per la squallida battuta.

 

“Assurdo cazzo...”

 

“Non cominciare.”

 

“Cioè stiamo davvero cercando una creatura che esaudisce i desideri delle persone, ah no scusa, i TUOI desideri? Sto ancora aspettando un indizio che mi permetta di crederti.”

 

“Continua ad aspettare, vedrai che ho ragione.”

 

Un ratto sudicio stava zampettando nella direzione opposta alla loro, dall'altra parte del letto di deiezioni.

 

“Mai vista una bestia del genere; è un topo preistorico!”

 

“Un fottuto Toposauro.”

 

Non appena il ragazzo finì la frase, le vibrazioni riempirono il tunnel e qualcosa si mosse sotto lo scuro strato di melma.

 

“Ci sono coccodrilli secondo te?”

 

“Nah, non penso. Queste gallerie portano alla baia a ovest di Boston; probabilmente si immettono nel fiume che si collega all'oceano.”

 

“Mmh, sarà stata un'altra pantegana preistorica.”

 

“Ma tu non hai sentito?”

 

“Sentito cosa?”

 

“Le vibrazioni.”

 

Ally scosse la testa, guardandolo con aria quasi dispiaciuta.

 

“Quindi io le sento soltanto perché l'ho toccato e posso esprimere i desideri alla fontana per lo stesso identico motivo. Quadra.”

 

“Sembra di essere in un dungeon di D&D. Adesso uscirà fuori dalla merda un Beholder e dovremo tirare dei dadi immaginari per sconfiggerlo.”

 

“Dovremo tornare a giocarci uno dei prossimi giorni; è da tanto che non ci addormentiamo alle 5 di mattina sul tavolo insieme alle miniature.”

 

All'improvviso, Kyle percepì un nodo alla caviglia destra e per poco non inciampò:

 

“Ma che cazzo?! Qualcosa mi ha bloccato il piede, Ally!”

 

“Oh mio Dio, che diavolo è quello??”

 

Un lungo tentacolo nero era sbucato fuori dalla vasca melmosa e si era attorcigliato alla caviglia di Kyle; il ronzio diventò insopportabile e si infilò le dita nelle orecchie, sperando di non udirlo più.

Poco più avanti, laddove la galleria si diramava in tre condotti più piccoli, prese forma una figura liquida della stessa consistenza e colore del petrolio.

 

“Basta, basta cazzo!!”

 

Il ragazzo si accucciò, stringendosi la testa fra le mani; Ally non seppe cosa fare e si aggrappò a lui, scoppiando in un pianto di disperazione e paura.

Poi Kyle prese un penny dalla sua tasca e lo gettò nella melma gridando:

 

“Vorrei non sentire più queste vibrazioni!”

 

E nella stessa rapidità con la quale erano arrivate, così scemarono in un battito di ciglia.

 

“Kyle, Kyle che cazzo è quell'affare??”

 

“Stai tranquilla, è lui che esaudisce i miei desideri. Il ronzio ha smesso di tormentarmi.”

 

Nel frattempo, la creatura restò immobile, galleggiando.

 

“È una specie di blob.”

 

Costatò Allison, fissando schifata la sagoma oleosa a pochi metri da loro.

 

“Che cosa sei?”

 

Chiese Kyle, riprendendosi e rialzandosi. Non ricevendo risposta, prese un altro penny e lo lanciò verso di lui:

 

“Vorrei che tu mi dicessi cosa sei.”

 

L'essere si mosse, avvicinandosi goffamente ai due amici.

 

“Sta venendo qui, sta venendo qui porca puttana!”

 

Sbottò Ally, tirando Kyle per una manica. Lui le prese la mano e la rassicurò:

 

“Non vuole farci del male, fidati di me.”

 

Il blob si fermò e lasciò andare il piede del ragazzo; con l'ausilio di tre tentacoli più piccoli creò una sfera tonda, facendola fluttuare a mezz'aria, dopo di che formò una palla minuscola e la scagliò sull'altra.

 

“Vieni dallo spazio?”

 

La creatura ripeté il gesto, mimando lo schianto di un meteorite.

 

“Quante monete abbiamo?”

 

Domandò, senza distogliere lo sguardo dal mostro; Ally frugò nelle loro tasche e disse:

 

“Quattro in totale.”

 

“Passamene una.”

 

Lei fece come richiesto e Kyle espresse un altro desiderio:

 

“Da quanto tempo vivi qui?”

 

I tentacoli crearono una serie di sfere di diverse dimensioni, poi le unì e infine le fece esplodere in un tripudio di melma.

Quindi il giovane lanciò una terza moneta:

 

“Vorrei che anche Allison potesse esprimere desideri.”

 

“Cosa?? Sei impazzito!?”

 

Un serpente di fango prese forma e si fermò a pochi centimetri da lei.

 

“Cosa devo fare?”

 

“Vuole che stabilisci un contatto con lui.”

 

“Un legame?”

 

“Si, un legame.”

 

“E dopo sentirò anch'io quelle vibrazioni?”

 

“Dipende. Puoi chiedergli di smettere quando vuoi.”

 

Ally rifletté un momento, poi esclamò:

 

“Siamo due idioti.”

 

Allungò la mano e, con profondo ribrezzo, tastò il tentacolo dell'essere; questi si contrasse e indietreggiò, probabilmente attendendo nuovi desideri da realizzare.

 

“Beh, cosa stai aspettando? Lancia una moneta.”

 

La invitò Kyle, sorridendo. Lei si schiarì la voce e disse:

 

“D'accordo, ehm...vorrei che Todd Hidenburg smettesse di scrivermi.”

 

“Pfffhahah l'hai detto sul serio??! Fra tutte le cose che potevi chiedere, hai scelto questa?”

 

“Cristo è insopportabile, tu non hai idea. Ho un gran bel peso in meno adesso.”

 

“Dai, lancia l'ultima ed esprimi un desiderio sensato questa volta.”

 

Ally pensò un po', poi fece schioccare il pollice, gettando in alto la monetina:

 

“Vorrei tornare al giorno prima del mio diciottesimo compleanno, per cinque minuti.”

 

Senza avere il tempo di chiederle il motivo, Kyle vide la sua amica smaterializzarsi di fianco a lui; seguì un insolito silenzio, durante il quale il ragazzo e la creatura si fissarono, ininterrottamente, fino a che Allison non fece ritorno dal passato.

 

“Quindi? Il motivo di questo tuo salto temporale?”

 

“Volevo dare un bacio a mia nonna. È morta il giorno del mio compleanno e avevo preferito festeggiare, dicendole che sarei passata a trovarla il fine settimana. Era un fardello che mi portavo dentro da tanto.”

 

“Hai fatto un gesto bellissimo.”

 

Lei annuì, fissando un punto indefinito vicino ai suoi piedi, poi esclamò:

 

“Abbiamo finito le monete, comunque. Torniamo domani, che dici?”

 

“Perché no? Per me va benissimo. E per te, Penny?”

 

Ovviamente, la creatura non rispose e i due si dileguarono, chiacchierando di come fosse stato tornare indietro nel tempo.

Kyle riaccompagnò a casa l'amica e infine rincasò, interrogandosi su cosa chiedere l'indomani.

La mattina seguente, Ally accese il cellulare e trovò un messaggio da Kyle:

 

“Guardati allo specchio e sorridi xD xD”

 

Non capendo la frase, si alzò e andò in bagno, accese la luce e aprì la bocca: il buco lasciato dal dente che si era rotta da piccola era stato rimpiazzato da un dente nuovo.

Ridendo, rispose al messaggio:

 

“Toccati la nuca ma ti prego, non urlare: potresti svegliare i tuoi ;)”

 

 

 

 

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